Il manoscritto Cooke - 1410

Manoscritto di Cooke 
La datazione di questo manoscritto è un po' controversa, gli studiosi la collocano tra il 1400 e il 1440.
A rigor di logica non può essere presentato come un vero e proprio statuto massonico, giacché il manoscritto si presenta più come un codice deontologico preceduto, come era in uso nei manoscritti dell'epoca, da un lungo racconto sulle origini mitiche della Massoneria e che consuma circa la metà dell'intero documento.
La parte normativa è strutturata in nove articoli, che fanno esplicito rimando al grado di Apprendista e al periodo minimo dello apprendistato e nove punti che trattano dettagliatamente e con dovizia il grado di Compagno e del compagnonaggio.
L'interesse che il documento suscita negli studiosi di cose massoniche, risiede nel fatto dell'uso documentato nelle Logge Inglesi del XVII secolo, dove veniva letto all'iniziazione dei neofiti. Da dire, comunque, che la lettura impegnava soltanto la parte proto storica.  
Il Manoscritto di Cooke: il testo 
Sia ringraziato Dio, creatore del cielo e della terra e di ogni cosa che vi si trova, per quanto abbia voluto impegnare la sua gloriosa divinità nella creazione delle tante cose utili all'umanità.  
Fece tutte le cose affinché fossero obbedienti e sottomesse all'uomo.  
Creò tutto ciò che è commestibile e buono per l'uomo. Di più, gli ha dato la comprensione e la conoscenza delle diverse scienze ed arti per consentirgli di lavorare, guadagnarsi da vivere e realizzare differenti cose che gli procurano bene e comodità e sono gradite a Dio.  
Se dovessi enunciarvele sarebbe troppo lungo, ma ne devo presentare alcune, per informarvi di come iniziò la scienza della Geometria e chi ne furono gli inventori, come anche devo [presentare] altre tecniche come è raccontato nella Bibbia ed in altri libri.  
Dovete sapere che vi sono sette scienze liberali; grazie a loro, tutte le arti e tutti i maestri di questo mondo sono stati inventati. Una di loro, in particolare, è alla base di tutte le altre, è la scienza della Geometria.  
Le sette scienze hanno i nomi seguenti:  
La prima conosciuta come fondamento delle scienze si chiama Grammatica, insegna a parlare correttamente ed a scrivere bene.  
La seconda è la Retorica, insegna a parlare con garbo e bellezza.  
La terza è la Dialettica ed insegna a distinguere la verità dal falso; e si chiama comunemente l'arte della sofistica.  
La quarta si chiama Aritmetica, insegna l'arte dei numeri, come calcolare e fare dei conti per ogni cosa.  
La quinta, la Geometria, ammaestra su tutte le dimensioni e le misure, insegna il calcolo dei pesi di ogni tipo.  
La sesta è la Musica che insegna l'arte di cantare secondo le note della voce, dell’organo, della tromba, dell’arpa e ogni altro strumento.  
La settima è l'Astronomia che istruisce sul corso del sole, della luna, delle altre stelle e dei pianeti del cielo.  
Vogliamo parlare specialmente dell'invenzione della nobile scienza della Geometria e dire chi ne furono i fondatori. Come ho già detto, vi sono sette scienze liberali, in altre parole sette scienze o arti che sono libere e nobili per se stesse, e tutte esistono grazie alla Geometria. E la Geometria è, si può dire, la misura della terra. Geometria deriva da geo che in greco significa "terra” e metrona che significa " misura", vale a dire misurazione della terra.  
Non stupitevi se ho detto che tutte le scienze esistono soltanto grazie alla Geometria, perché non c'è mestiere o lavoro eseguito manualmente dall'uomo che non si faccia con la Geometria e la ragione è evidente; del resto quando un uomo lavora con le mani adoperando un certo attrezzo, non c'è strumento concreto al mondo che non abbia la sua origine naturale nella terra ed è lì che deve tornare. Non esiste neanche strumento, o meglio attrezzo di lavoro, che non sia basato su delle proporzioni.  
Proporzione implica misura, e l'attrezzo o strumento appartiene alla terra. Ora la Geometria è misura della terra, perciò posso sostenere che tutti gli uomini vivono della Geometria, giacché tutti vivono quaggiù con il lavoro delle proprie mani.  
Vorrei bene darvi altre prove di quanto la Geometria sia la scienza che fa vivere tutti gli uomini intelligenti, ma abbandono qui questo punto, che sarebbe lungo da sviluppare, perché ora vorrei proseguire nel mio argomento.  
Dovete sapere che tra tutte le arti del mondo, in quanto mestiere di uomo, l’arte massonica ha la più grande reputazione e costituisce la maggior parte di questa scienza della Geometria, come è detto ed è notato nei racconti della Bibbia e dal Maestro delle Storie, nel Polyecronicon, una cronaca stampata, nei trattati conosciuti con il nome di Beda, De Immagine Mundi, Isidoro ethimologiarum, ed in Methodius vescovo e martire.  
Molti altri affermano ancora che la massoneria è l'elemento principale della Geometria cosa che può affermarsi giacché fu la prima ad essere inventata come è raccontato nella Bibbia nel primo libro, quello del Genesi, al capitolo 4 (Genesi IV, 17). Inoltre i dottori suddetti lo dicono ed alcuni di loro l'affermano più apertamente e più chiaramente di quanto faccia la stessa Genesi.  
La discendenza diretta di Adamo, durante le sette età adamitiche prima del diluvio annovera un uomo chiamato Lamech, il quale aveva due mogli, una chiamata Ada e l'altra Sella. Dalla prima moglie Ada ebbe due figli, uno chiamato Jabel (Yabal) e l'altro Jubal (Yubal).  
Il maggiore, Jabel, fu il primo ad inventare la Geometria e la Massoneria (muratoria). Costruì delle case ed il suo nome si trova nella Bibbia: è chiamato il padre di quelli che abitano sotto le tende, in altre parole case.  
Fu il maestro di Caino e capo di tutti i suoi lavori al tempo in cui costruì la città di Henoch che fu la prima città ad essere costruita. Fu fondata da Caino figlio di Adamo, e data al proprio figlio Henoch. Diede alla città il nome di suo figlio, chiamandola Henoch ma oggi si chiama Ephraym.  
È là che per la prima volta, la scienza della Geometria e della Massoneria fu praticata e messa a punto come scienza ed Arte, possiamo, perciò, dire che fu la base ed il fondamento di ogni scienza e tecnica, e quest’uomo, Jabel, fu chiamato anche Pater Pastorum. 
Il maestro delle Storie, come anche Beda, il De Immagine Mundi, il Polyecronicon e numerosi altri sostengono che egli fece per primo la ripartizione della Terra in modo che ogni uomo potesse individuare il suo campo e lavorarci per il suo proprio bene. Divise anche le greggi di pecore in modo tale che ognuno sapesse quale erano le proprie, perciò possiamo dire che fu l'inventore di questa scienza.  
Suo fratello Jubal o Tubal, fu, come afferma Pitagora nel Polyecronicon, l'inventore della musica e del canto e lo stesso Isidoro nel suo Ethimologies al sesto libro commenta che fu l'inventore della musica, del canto, dell'organo e della tromba e che inventò questa scienza ascoltando il ritmo dei martelli di suo fratello che era Tubal-Caino.  
In vero, la Bibbia nel suo quarto capitolo del Genesi, afferma che Lamech ebbe dalla sua seconda moglie che si chiamava Sella, un figlio ed una figlia i cui nomi erano Tubal-Caino il ragazzo e Naama la ragazza. Alcuni sostengono, seguendo il Polyecronicon, che fu la moglie di Noè ma non possiamo documentarlo.  
Dovete sapere che questo figlio Tubal-Caino fu l'inventore dell'arte del fabbro e di tutte le arti del metallo, in altre parole, secondo certi Dottori, del ferro dell'acciaio, dell'oro e dell’argento; sua sorella Naama fu la fondatrice dell’arte della tessitura, visto che precedentemente non si tesseva ma si filava e si lavoravano i tessuti con i ferri. Naama inventò l'arte del tessere, ecco perché la si chiamò arte da donna.  
Ora questi tre fratelli e la loro sorella, sapevano che Dio si sarebbe vendicato del peccato o con il fuoco o con l'acqua, ed essi posero la massima cura nel pensare a come salvare le scienze che avevano scoperto. Si consigliarono tra loro; e con i loro ingegni, si ricordarono che esistevano due tipi di pietra di cui una resistente al fuoco, chiamata marmo; e l'altra, inaffondabile, chiamata Laterus. 
Pensarono, quindi, di scrivere tutte le scienze che avevano trovato su queste due pietre, così che se Dio si fosse vendicato con il fuoco il marmo non sarebbe bruciato e se avesse scelto l'acqua, l'altra pietra non sarebbe affondata. 
Chiesero al loro fratello maggiore Jabel, di fare due pilastri con queste pietre, una di marmo di Laterus l’altra, e di incidere su questi due pilastri, tutte le scienze e tutte le tecniche che avevano trovato. Jabel fece tutto come gli era stato chiesto e, prima del Diluvio, terminò il lavoro.  
Sapevano bene che Dio avrebbe consumato la propria vendetta, ma ignoravano però con che cosa, se con il fuoco o con l'acqua. Grazie ad una profezia sapevano che Dio avrebbe mandato o l'uno o l'altra. Scrissero, quindi, le loro scienze sui due pilastri di pietra. Alcuni affermano che incisero le sette scienze sulle pietre, consci del loro castigo.  
Così avvenne che Dio consumò la propria vendetta e sopraggiunse un tale diluvio da annegare tutta la terra. Tutti gli uomini perirono eccettuati otto: Noè e la sua donna, i suoi tre figli e le loro mogli. Da questi tre figli discende l'umanità intera. Si chiamavano Sem, Cham e Japhet. Questo diluvio fu chiamato il Diluvio di Noè, perché in esso ne scamparono lui e i suoi figli.  
Dopo molti anni dal diluvio, si ritrovarono i due pilastri e, secondo il Polyecronicon, un grande dotto di nome di Pitagora ne trovò uno, ed Hermes il Filosofo, trovò l'altro, ed essi si curarono di insegnare le scienze che trovarono iscritte.  
Tutte le cronache, le storie dei dotti e specialmente la Bibbia, raccontano della costruzione della Torre di Babele. Si trova nel racconto della Bibbia, Genesi capitolo undicesimo, come Cham figlio di Noè generò Nemrod e come questo diventò potente sulla terra crescendo come un gigante e quale grande re fu. L’inizio del suo regno fu quello del vero Regno di Babilonia, di Arach, Archad e Chalan e della terra di Sennar. E questo stesso Nemrod, intraprese la costruzione della Torre di Babele ed insegnò ai propri operai l'Arte della misura ed ebbe molti muratori, più di sessantamila.  
Li amava e li teneva in gran conto. Come è scritto nel Polyecronicon, e dal Maestro delle Storie ed in molti altri trattati, senza contare la testimonianza della Bibbia allo stesso capitolo undicesimo dove è detto che Assur, che era parente stretto di Nemrod, uscì dalla terra di Sennar e costruì la città di Ninive e Plateas e molte altre ancora.  
La ragione, vorrebbe che dicessimo apertamente in quale modo le istruzioni dell'Arte muratoria furono inventate e chi per primo le diede il nome di Massoneria.  
Dovete sapere quanto è detto nel Polyecronicon e in Methodus vescovo e martire: che Assur, nobile signore di Sennar, chiese al re Nemrod di mandargli dei massoni e operai specializzati capaci di aiutarlo nella costruzione della città che aveva intenzione di edificare.  
Nemrod gli inviò tremila massoni. Quando furono pronti a partire, li convocò per dir loro “andate da mio cugino Assur per aiutarlo a costruire una città: ma badate che siate ben guidati. Vi darò delle istruzioni a nostro profitto comune. Quando giungerete da quel signore, badate di essere leali verso lui come lo sareste verso me; e fate bene il vostro lavoro ed il vostro mestiere. Chiedete un salario ragionevole secondo il vostro merito. Amatevi come se foste fratelli e restate uniti lealmente. Chi ha maggiore abilità nell’Arte l'insegni al suo compagno. Badate a bene condurvi nei confronti del vostro signore e tra di voi, in modo che sia ringraziato per avervi mandato ed avervi insegnato l'Arte”.  
Riceverono così le istruzioni dal loro padrone e signore e andarono da Assur per costruire la città di Ninive nella terra di Plateas, e altre città ancora come Cale e Jesen, che è una grande città tra Cale e Ninive.  
Fu così che l'Arte della muratoria fu per la prima volta, con delle istruzioni, innalzata e imposta come scienza.
Gli antichi massoni che ci precedettero fecero mettere per iscritto queste istruzioni, noi le possediamo oggi tra le nostre istruzioni grazie al racconto di Euclide.  
Le abbiamo viste scritte sia in latino sia in francese. Ma converrebbe ora che esponessimo, come è riportato nella Bibbia ed in altri racconti, in quale maniera Euclide si interessò alla Geometria. 
Nel dodicesimo capitolo del Genesi, è raccontato come Abramo giunse nella terra di Canaan; come Nostro Signore gli apparve dicendogli: “Darò questo paese alla tua discendenza”. Ma sopraggiunse una grande carestia ed Abramo prese Sara, sua moglie, ed andò in Egitto, con l'intenzione di restarvi per il tempo della carestia. Abramo era un uomo saggio ed un gran dotto. Conosceva le sette scienze ed insegnò agli egiziani quella della Geometria. Ora il nostro nobile dotto Euclide fu suo allievo ed apprese la sua scienza. Fu lui che per primo gli assegnò il nome di Geometria, in precedenza si praticava senza che si chiamasse così. Nelle Ethimologiarum di Isidoro, nel quinto libro, invece è detto che Euclide fu uno degli inventori della Geometria e che fu lui a chiamarla così. In quel tempo c'era in Egitto un fiume chiamato Nilo, il quale dilagava a tal punto dentro la terra da impedire alle persone di abitarle. Euclide, allora, insegnò loro a costruire delle grandi dighe e fossati per proteggersi dall'acqua. Con la Geometria misurò il territorio e lo divise in lotti. Ordinò a ciascuno di recintare il proprio con dighe e fossati. Il paese abbondò allora in ogni tipo di germogli, in giovani e ragazze. Ci fu tale folla di giovani da non poter più garantire loro di che vivere.  
I signori del paese si radunarono e tennero consiglio per decidere in quale maniera aiutare i loro figli che non avevano sussistenza adatta, e come procurarsela per se ed i loro ragazzi così numerosi. In questa l'assemblea c’era Euclide e quando vide che essi non potevano essere in grado di decidere sulla questione, disse loro: “Affidate i vostri figli alle mie istruzioni ed io insegnerò loro una scienza con cui ne vivranno nobilmente, a condizione che mi giurate di seguire le direttive che darò a tutti”. Il re del paese e tutti i signori garantirono ciò. Era logico che tutti accondiscendessero a questa proposta che era a loro profitto, ed essi affidarono i loro figli ad Euclide affinché li dirigesse a suo gradimento ed insegnasse loro l'Arte muratoria.  
Gli assegnò il nome di Geometria, a causa della divisione del terreno, come l'aveva insegnata alle persone al tempo della costruzione delle dighe e dei fossati per proteggersi dall'acqua. È Isidore che nelle sue Etimologie, afferma che Euclide chiama questa tecnica "Geometria".  
Così il nostro nobile sapiente gli diede un nome e l'insegnò ai figli dei signori del paese di cui aveva il carico. Diede loro per istruzione di chiamarsi l'un l'altro compagno e non diversamente, perché appartenevano ad un Arte ed erano di nobile nascita e figli di signori; e stabilì che il più esperto fosse guida nel lavoro e chiamato maestro.  
Altri compiti si trovano scritti nel Libro dei doveri. Così lavorarono per i signori del paese e costruirono delle città, castelli, tempi e case signorili. Nel tempo in cui i figli d'Israele abitarono in Egitto appresero l'Arte della Massoneria.  
In seguito, quando furono condotti fuori dell’Egitto, giunsero alla Terra di Behest che ora è chiamata Gerusalemme. L'Arte fu esercitata e le istruzioni osservate, così come lo testimonia la costruzione del tempio di Salomone iniziata dal Re David. Il Re David amava i massoni e diede loro delle istruzioni molto simili a quelle di oggi.  
Per la costruzione del Tempio, al tempo di Salomone, come è detto nella Bibbia nel primo libro dei re al capitolo quinto, Salomone disponeva di ottantamila muratori nel suo cantiere ed il figlio del re di Tiro era il suo maestro massone. È riportato da altri cronisti e negli antichi libri di Massoneria che Salomone confermò le istruzioni che Davide, suo padre, aveva dato ai massoni, e lo stesso Salomone insegnò loro in modo poco diverso da quello in uso oggi. Da allora questa nobile scienza fu portata in Francia ed in altre regioni.  
Ci fu una volta un nobile re di Francia che si chiamava Carolus secundus, cioè Carlo II, scelto re della Francia per grazia di Dio e per diritto di nascita. Alcuni sostengono che fu scelto in seguito agli avvenimenti, ma questo non risponde al vero poiché secondo la cronaca era di sangue reale.  
Questo stesso re Carlo era massone prima di essere re, e quando salì al trono amò i massoni e li tenne in gran conto, diede loro istruzioni e regolamenti conformi al suo disegno ancora in uso in Francia. Ordinò ai maestri e ai compagni di tenere, una volta l'anno, un'assemblea, in cui discutere e correggere tutte le cose sbagliate.  
Poco tempo dopo giunse in Inghilterra S. Adhabell, dove convertì S. Albano al cristianesimo. S. Albano amava i massoni e per primo assegnò istruzioni e incarichi in Inghilterra. Ordinò che si pagassero dei salari giusti per il loro lavoro. Ci fu poi, in Inghilterra, un nobile re di nome Athelstan il cui figlio più giovane amava molto la scienza della Geometria. Esso era perfettamente a conoscenza che nessun mestiere possedeva la pratica della scienza della Geometria così esattamente come quello dei massoni, per cui chiese loro aiuto ed apprese la pratica della teoria di questa scienza. Amava molto la Massoneria ed i massoni e lui stesso divenne massone. Diede loro istruzioni e nomi ancor oggi in uso in Inghilterra ed in altri paesi. Stabilì che li si pagassero ragionevolmente per il loro lavoro.  
Ottenne una patente dal re, secondo la quale potevano tenere un'assemblea a loro discrezione, nel momento a loro più opportuno. Si trova menzione di queste prescrizioni, costumi, assemblea e direttive nel Libro delle nostre istruzioni: tralascio quindi di seguire oltre.  
Uomini dabbene, ecco la causa e le circostanze delle antiche origini della Massoneria. Accadde che grandi signori non avessero adeguati redditi per poter mantenere i loro numerosi figli nati liberi. Deliberarono, quindi, sul modo di mantenere i loro figli e di mostrar loro come vivere onestamente. Mandarono a cercare dei saggi maestri nella nobile scienza della Geometria, affinché grazie alla loro saggezza, potessero fornire un onesto modo di vivere.  
Uno di essi, acuto e sapiente inventore di nome Englet, stabilì un'Arte e la chiamò Massoneria, con questa Arte fornì quell'onesto insegnamento ai figli dei grandi signori, richiesto dai padri e gradito dai figli.  
Dopo un certo periodo e dopo essere stati istruiti con grande cura, non tutti furono però ugualmente capaci di praticare l'arte in questione; così il maestro Englet ordinò che quelli che possedevano una conoscenza migliore, fossero onorati e comandò che si chiamassero maestri quelli che erano più esperti, affinché istruissero i meno abili. Erano chiamati maestri per la loro nobiltà d'ingegno ed abilità nell'Arte. Ordinò, comunque, che quelli che avevano meno conoscenza nell'Arte, a causa della nobiltà della loro nascita, non fossero chiamati servitori né subalterni ma compagni.  
In tale modo l'arte in questione, iniziata in terra d'Egitto sotto il magistero di Englet, si sparse di paese in paese, e di regno in regno.  
Dopo molti anni, al tempo del re Athelstano, che fu re d'Inghilterra, su suo ordine e indicazione di altri grandi signori del paese, al fine di correggere dei gravi difetti trovati fra i massoni, stabilirono una certa regola tra loro.  
Ogni anno o ogni tre anni, se reputato necessario dal re ed i grandi signori del paese o da tutta la comunità, sarebbero state convocate, provincia per provincia e regione per regione, delle assemblee di maestri massoni e compagni. In queste riunioni i futuri maestri sarebbero stati esaminati sugli articoli di seguito riportati, e messi alla prova in ciò che riguardava le loro capacità e conoscenze, per il più grande vantaggio dei signori che avrebbero servito e a onore dell'Arte in questione. Inoltre si stabilì che dovessero adempiere con onestà e lealtà il loro incarico di adoperare i beni, piccoli o grandi, dei loro signori, dal momento che sono sempre i loro signori che pagano un salario per il servizio ed il lavoro eseguito.  
Articolo primo.  
Ogni maestro deve essere saggio e leale verso il signore che serve, adoperare in modo leale i suoi beni come farebbe con i propri, non dare, a nessun massone, una paga più alta di quella che merita, dopo aver tenuto conto della scarsità di grano e di viveri nel Paese; non accettare nessun favore affinché tutti siano ricompensati secondo il loro lavoro.  
Articolo secondo.  
Ogni maestro, dovrà garantire la sua presenza; sarà invitato a partecipare a questa assemblea a cui è tenuto a partecipare salvo se ha qualche scusa. Tuttavia se è riconosciuto ribelle nei confronti di tale comunità, o in errore tale da arrecare pregiudizio al suo signore e torto alla nostra Arte, non deve avanzare nessuno tipo di scusa, salvo se è in pericolo di morte e, quantunque in pericolo di morte, deve informare della sua malattia, il maestro che presiede l'assemblea.  
Articolo terzo.  
Nessun maestro prenderà un apprendista per un periodo inferiore a sette anni almeno, questo perché con un periodo minore, l'apprendista, non sarebbe all'altezza della sua Arte, di conseguenza non potrebbe servire in modo leale il suo signore e considerare l'Arte come un massone dovrebbe.  
Articolo quarto.  
Nessun maestro, qualunque possa essere il vantaggio, assumerà apprendista nato da sangue servile, giacché il signore, a cui l'apprendista è asservito, lo toglierebbe alla nostra Arte e potrebbe chiamarlo a sé fuori dalla Loggia o dal luogo del suo lavoro; i suoi compagni rischierebbero allora di accorrere in suo aiuto, di provocare un alterco a cui potrebbe seguire un’uccisione. Questo è vietato. Senza considerare che la sua Arte ebbe inizio con i figli dei grandi signori, nati liberi, com’è raccontato sopra.  
Articolo quinto.  
Nessun maestro, giacché nessun profitto può essere tratto, darà all'apprendista più di quello che pensi egli possa meritare durante l'apprendistato, non tanto però che ecceda in qualche modo il profitto che possa trarre il signore del cantiere in cui è addestrato dal grado del suo insegnamento. 
Articolo sesto.  
Nessun maestro, per avarizia o cupidigia prenderà per l'insegnamento apprendista che sia deforme, o che presenti qualche difetto che gli impedisca di lavorare come dovrebbe.  
Articolo settimo.  
Nessun maestro deve essere complice, aiutare o procurare aiuto ed assistenza ad un vagabondo venuto a rubare. A causa di queste spedizioni notturne non sarebbe in grado di compiere il suo lavoro diurno.  
In queste condizioni i suoi compagni potrebbero stizzirsi.  
Articolo ottavo.  
Se accade che un massone abile e competente venga a cercare del lavoro e vi sia un operaio incompetente ed incapace, il maestro del cantiere, per il bene del suo signore, deve accogliere il buon masone e manderà via il cattivo.  
Articolo nono.  
Nessun maestro prenderà il posto di un altro, perché è detto nell'arte muratoria, che nessuno potrebbe, con vantaggio del proprio signore, terminare un lavoro tanto bene come chi lo iniziò con l'intenzione di terminarlo.  
Altri consigli.  
Questi consigli vengono dai diversi signori e maestri di differenti province e assemblee di Massoneria.  
Primo punto.  
Bisogna sapere che chi desidera abbracciare lo stato dell'Arte in questione deve per prima cosa amare Dio, la santa Chiesa e tutti i santi, il suo maestro, i suoi compagni e tutti i suoi fratelli.  
Secondo punto.  
Deve compiere in modo leale il lavoro giornaliero in ragione di quanto è pagato.  
Terzo punto.  
Deve accettare le risoluzioni dei suoi compagni nella loggia e in Camera e ovunque i massoni si ritrovino.  
Quarto punto.  
Non sia ingannatore nell'arte in questione, né portare pregiudizio, né sostenere regolamenti nocivi all'arte o a chiunque dell'arte.  
Al contrario, deve sostenerla con dignità quel tanto che può.  
Quinto punto.  
Quando riceverà il salario, che lo faccia umilmente nel tempo fissato dal maestro e rispetti le condizioni di lavoro e di riposo convenute e fissate dal maestro.  
Sesto punto.  
Se qualche disputa dovesse sorgere fra lui ed i suoi compagni, dovrà rimanere tranquillo e ubbidire rispettosamente agli ordini del suo maestro o, in caso di sua assenza, a quelli del suo assistente, fino alla festa successiva in cui si concilierà con i suoi compagni. Ciò avvenga non in un giorno feriale, altrimenti, sarebbe pregiudizievole al lavoro e agli interessi del signore.  
Settimo punto.  
Che non desideri la donna né la figlia dei suoi maestri, né dei suoi compagni, fuorché nei legami di matrimonio e non intrattenga concubine, per timore delle dispute che potrebbero succedere.  
Ottavo punto.  
Se accade che egli sia Custode (Sorvegliante) sotto l'autorità del suo maestro, che sia un sicuro e leale tramite tra il committente ed i suoi compagni; in assenza del suo maestro lo sostituisc con impegno per l'onore dello stesso ed a vantaggio del signore che serve.  
Nono punto.  
Se fosse più saggio e più acuto del compagno che lavora con lui nella Loggia o in qualunque altro posto e si accorgesse che questi rischia, per mancanza di abilità, di danneggiare la pietra sulla quale lavora, può insegnargli come fare, può correggere il taglio e può aiutarlo in modo tale che l'amore si accresca fra loro e il lavoro del signore non sia sciupato.   
Sull'Assemblea di Giustizia                                                                                          
Quando il maestro ed i compagni, avvertiti, vengono a tali assemblee, in caso di bisogno, lo sceriffo della regione o il sindaco o ancora il consigliere della città dove si tiene l'assemblea, dovrà essere compagno ed associato al maestro dell'assemblea per aiutarlo contro i sediziosi e far prevalere le leggi del regno.  
Innanzitutto i nuovi che prima non furono mai formati, riceveranno delle istruzioni secondo le quali non dovranno essere dei ladri né complici di ladri, dovranno attuare in modo leale la loro giornata di lavoro e dovranno guadagnare il salario che riceveranno dal loro signore; renderanno dei conti veritieri ai loro compagni negli affari che lo richiedono ed accorderanno loro attenzione ed affetto come a loro stessi.  
Dovranno essere leali al re dell'Inghilterra ed al regno e mantenere fede, con tutte le loro forze, agli articoli sopra menzionati. Dopo di ciò, ci si informerà per sapere se un maestro o un compagno, che è stato informato dei suoi doveri, abbia infranto uno di questi articoli, nel caso affermativo dovrà essere discusso.  
Ecco perché occorre sapere se un maestro o compagno, convocati in anticipo a tali assemblee, si ribelli e rifiuti di venire o se ha infranto uno dei detti articoli. Se questo può essere provato, dovrà abbandonare la Massoneria e rinunciare alla sua Arte. Se ha l'audacia di continuare, lo sceriffo della regione in cui è stato trovato a lavorare, deve metterlo in prigione, confiscare tutti i suoi beni e rimetterli al re fin quando gli sia mostrato e concesso il perdono reale. 
Per questo motivo i partecipanti di questa assemblea stabilirono che sia il più basso sia il più alto in rango, debba essere leale servitore in questa Arte della Massoneria in tutto il Regno d'Inghilterra.  
Amen così sia.  
  

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